La farmaco iniezione intracavernosa di farmaci per l’impotenza – Parte prima

Come afferma Ronald Virag  famoso andrologo e chirurgo cardiovascolare  francese nella prefazione  del  libro „Impotenza : Fisiopatologia e clinica“  del quale è coautore con E.Greco  e pubblicato da Marrapese Editore nel 1991 “ la scoperta nel 1980 della possibilità di scatenare l‘erezione per mezzo della somministrazione di papaverina per iniezione intracavernosa  ha determinato una trasformazione radicale del concetto stesso dell’impotenza .  L’apertura dell‘ era farmacologica nello studio del trattamento di questa patologia ha inoltre  accelerato la conoscenza dei fenomeni fisiologici che sono alla base dell‘erezione e dei meccanismi patologici che la possono causare e l‘ha fatta uscire da quel pragmatismo  riduzionale che  ne aveva limitato il trattamento o alla psicoterapia, o all‘applicazione di protesi, per farla entrare in una fase di analisi decisamente scientifica come per le altre branche della medicina.

L‘iniezione intracavernosa ha permesso di mettere a punto nuovi test diagnostici semplificando notevolmente il suo approccio multidisciplinare e soprattutto rivoluzionando l’approccio terapeutico alla impotenza. Tutto questo grazie anche alla scoperta di combinazioni di sostanze in grado di regolare l’erezione peniena se iniettate all’interno dei corpi cavernosi e  la messa a punto di sistemi dispenser di farmaci a livello intracavernoso che hanno reso ancora più accettato e soprattutto innocuo questo tipo di terapia. Tutto ciò ha un solo scopo fondamentale : quello di ottenere un‘erezione simile a quella fisiologica.“

Impotenza : Fisiopatologia e clinica“  di R.Virag  ed  E.Greco   pubblicato da Marrapese Editore nel 1991. (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

E‘ di Virag la prima pubblicazione su Lancet dell’ottobre 1982 intitolata  „Intracavernous injection of papaverine for erectile failure“ riguardo l’uso della papaverina per la terapia della disfunzione erettile.

L’articolo  originale di Virag  pubblicato su Lancet nell’ottobre 1982 con la indicazione al trattamento con papaverina intracavernosa della disfunzione erettile  (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

Secondo Virag l’era delle iniezioni intracavernose inizia dunque nel 1980 con la papaverina,  anche se altri autori fanno risalire storicamente la data di questa svolta terapeutica al 1982 quando vi fu il  primo resoconto di una erezione interamente indotta biologicamente  con la spettacolare induzione dell‘erezione a mezzo di  autoiniezione intracavernosa di fenossibenzamina da parte di Brindley ( Textbook of  Erectil Dysfunction di C. Carson, R.Kirby, I.Goldstein  ed. Isis Medical Media , Oxford 1999).

 Si racconta (verità o leggenda?)  che Brindley  ,sul palco di un congresso medico, si iniettò nel pene calandosi pantaloni e mutande la fenosibenzamina ottenendo una rapida erezione davanti ai congressisti esterefatti.

 Dunque non solo secondo questi autori, ma anche secondo le linee guida dell’European Urology ,la data è diversa da quella indicata da Virag , ma è diversa  anche la prima sostanza riferita  iniettata per ottenere l’erezione , ovvero la  fenossibenzamina e non la papaverina.

Da allora sono state proposte altre  varie sostanze ma con  dati limitati sulla loro efficacia.

Una vecchia scatola  di fiale di papaverina (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

La PAPAVERINA  deriva dal papavero (papaver somniferum) che  contiene un‘alcaloide dell‘oppio senza effetto narcotico. Esercita un effetto miolitico sulle cellule muscolari lisce e rilassa tutte le componenti del tessuto erettile del pene, le arterie profonde del pene e i sinusoidi cavernosi; determina costrizione venosa aumentando la concentrazione intracellulare di AMP ciclico con successiva riduzione della concentrazione di calcio.

È utilizzata alla dose di 20-80mg e non è autorizzata attualmente per il trattamento della disfunzione erettile; a causa degli effetti collaterali è piu‘ comunemnte usata in terapia con altri farmaci.

Gli effetti collaterali più frequenti sono erezioni prolungate nel 5,1% dei pazienti,  la fibrosi intracavernosa dopo uso prolungato nel tempo nel 6% dei pazienti ,  erezioni dolorose estremamente rare ; con la papaverina la percentuale di sospensione del farmaco è stata del 31,3%.

La FENTOLAMINA o FENOSSIBENZAMINA agisce come Alfa bloccante e pur potendo  provocare erezioni prolungate fino a 44 ore con tendenza a indurre una grave fibrosi a livello del tessuto cavernoso , è stata usata in combinazione con altri farmaci per aumentarne l’efficacia dato che in monoterapia in genere produce una risposta erettile poco valida .Per questi motivi  il farmaco è impopolare ed il suo uso non può essere raccomandato.  Come per la papaverina il suo uso  non è autorizzato per il trattamento della disfunzione erettile.

La COMBINAZIONE PAPAVERINA  piu‘ FENTOLAMINA ( papaverina 7,5-45 mg più fentolamina 0, 25-1,5 mg)  nota come BIMIX  porta erezioni prolungate nel 6 % dei pazienti e la percentuale di sospensione è del 27%. Non è mai stata autorizzata per il trattamento  della disfunzione erettile.

Come vedremo nella seconda parte di questo viaggio nella stanza delle terapie della disfunzione erettile , la terapia combinata permette di utilizzare i vantaggi dei differenti meccanismi d’azione dei farmaci usati cosi‘ come alleviare gli eventi avversi usando dosi piu‘ basse di ciascun farmaco.

Sono state proposte altre sostanze con  dati limitati sulla loro efficacia ed in genere usati in combinazione  con la prostaglandina, un farmaco che  incontreremo piu‘ avanti  durante la visita nella stanza delle terapie della disfunzione erettile:

Il PEPTIDE VASOATTIVO INTESTINALE (VIP) è un neurotrasmettitore neuromodulatore fisiologico che  , alla dose di 30 µg,  è  in grado di provocare una tumescenza ma non una rigidità; se  associato a 2 mg di fentolamina ha  successo in quasi il 100% dei pazienti tanto che  in Danimarca è stato  il principale agente terapeutico utilizzato.

La LINSIDOMINA, e un donatore di ossido nitrico presentato nel 1992 con una percentuale di successo del 69% al dosaggio di 1 mg senza evenienza di erezioni prolungate o  modificazioni  fibrotiche  del tessuto erettile.

Il MOXYSILITE è un inibitore selettivo dei recettori alfa uno adrenergici. La percentuale di successo è anche del 70% con dosaggio ottimale di 10-30 mg. È stato riportato solo l‘1% di casi di erezione prolungata e il 1,5% di fibrosi , ma causa numerosi effetti collaterali sistemici.

Ed inoltre:

Il FORSKOLIN,
SOSTANZE PER APRIRE I CANALI DEL POTASSIO
Il GENE CALCITONINA   PEPTIDE RELATIVO.

Schema delle possibili combinazioni terapeutiche tratto dalle linee guida 2024 della Società Europea di Urologia. (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

La prima iniezione dovrebbe essere sempre eseguita dal medico in ambulatorio e la tecnica di iniezione deve essere spiegata e mostrata in dettaglio  in modo che  il paziente impari ad iniettarsi da sé con un sistema di iniezione monouso o ancora meglio con uno dei sistemi multiiniezione  a penna .

 L‘iniezione deve essere effettuata nel corpo del pene,  lateralmente e perpendicolarmente, in condizioni asettiche, cambiando ogni volta il sito di iniezione. Bisogna evitare l‘iniezione nella tunica albuginea , nel setto intercavernoso o nell’uretra .

In alto a sinistra i punti dove deve essere effetuata l’iniezione e in alto a destra la modalità di penetrazione dell’ago. (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

In alto punti dove deve essere effetuata l’iniezione e appena sotto la modalità di penetrazione dell’ago. (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

Si dovrebbe fare solo una iniezione al giorno e non piu‘ di due volte a settimana,  a un dosaggio personalizzato per ogni singolo paziente e  predeterminato in ambulatorio dal medico con una serie di test farmacologici per valutare la dose individuale più opportuna per ottenere una erezione valida di circa 30 minuti , evitando  un‘erezione prolungata in caso di dose eccessiva.  I pazienti che si autoiniettano  più volte al giorno o con  dosaggi più elevati vengono spesso ricoverati in ospedale per priapismo.

 Pazienti  che, dopo istruzioni fornite sulla  modalità di preparazione del farmaco e sulle modalità di autoiniezione,  non sono capaci di autoiniettarsi   devono  essere esclusi da questo tipo di trattamento.

Tutti i pazienti devono essere informati di qualsiasi eventuale effetto collaterale o complicanze a lungo termine come l‘erezione prolungata, sanguinamento, l‘ematoma, infezione, dolore, fibrosi del pene, deviazione del pene, disfunzione erettile permanente,effetti collaterali sistemici cardiovascolari. Ciascun paziente deve anche dare un consenso scritto all‘iniezione intracavernosa.

Penna dispenser per autoiniezione: al suo interno viene posizionata la siringa contenente il farmaco inducente la erezione. Appoggiando la estremità della penna sul pene e  schiacciando il bottone avvengono automaticamente la penetrazione dell’ago nel corpo cavernoso del pene e la inoculazione del farmaco, evitando coi‘ al paziente la esecuzione meccanica da parte sua della iniezione. (Museo biblioteca di sessuologia e andrologia)

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